Dal momento che un buon praticante - a
quanto pare - non può prescindere dallo scrivere almeno un manualetto
d'istruzioni ad uso e consumo della community ho pensato su quale
argomento io - a corto di nozioni sulla vera schiava e sul vero master,
digiuno di verità assolute sull'appartenenza resiliente e sugli amorosi
afflati delle devote proprietà mobiliari incollarate, di scarsa o nulla
competenza sulla terminologia gergale delle tribù sadomasocare italiane
ed estere, non sapendo distinguere tra sub e masochista, dom e sadico,
master e tester, primal e dopal - avrei potuto scrivere per non essere
da meno ai miei colleghi e colleghe, non rimanere indietro nella gara
per la notorietà, non essere surclassato in popolarità e visibilità.
Pare, però, che tutti gli argomenti -
dalla storia manghizzata dello "Shibari for dummies" scritto durante il
Sengoku jidai, al modo più corretto d'introdurre un assorbente interno
consono ad una vera kajira - siano stati già opzionati; quindi mi sono
scelto un topic a piacere tra quelli (pochi) che rimanevano sui tristi,
depredati scaffali della kultura "bdsm"ara.
Oddio, a dire il vero c'era anche un'alternativa ma non ve la dico, per non bruciarmi ulteriore manualetto d'istruzioni.
Come tutti sanno il sadomaso è anche
letteratura erotica quindi molti dei nostri desideri perversi sono
suggeriti, ispirati, comunicati, condivisi attraverso la lettura
(conseguente alla scrittura) di racconti erotici.
Ad ambientazione sadomaso (o bdsm come urge chiamarlo adesso) naturalmente.
Quindi ecco la soluzione: confeziono e vi propino un manualetto su come scrivere un perfetto racconto (erotico) sadomaso.
Purtroppo ho esperienza diretta solo in
racconti di maledom, devo limitarmi al mio campo d'azione; sono comunque
certo che il mio sforzo esemplificativo sarà d'ispirazione anche per
schiavi e schiave, mistress e ruoli affini, operatori e operatrici del
settore immobiliare, ragionieri e commercialisti in genere.
Quindi: come scrivere un perfetto racconto (erotico) sadomaso maledom.
Prima di tutto ricordate che i racconti,
anche le favole per bambini, si compongono dei seguenti ingredienti:
trama, personaggi principali e secondari, tempi, luoghi e focus, ovvero
il punto di vista del narratore.
Trama: per scrivere un vero
racconto erotico sadomaso cercate in primo luogo di dimenticare la trama
o di renderla più irrealistica possibile. Non soffermatevi mai e poi
mai sull'incoerenza dei fatti, inconsistenza delle azioni,
contraddizioni delle descrizioni. Soprattutto siate lapidari. Ad
esempio: "Beatrice era una donna appagata e felice, dominante nella
vita, piena di money , nel fiore degli anni, di elevata cultura, bella,
sensuale e sposata con un riccone palestrato. Ma sentiva un vuoto
interiore incolmabile; ovviamente mancavo io per salvarla dalla sua
miserabile vita e darle, finalmente, uno scopo: diventare la mia
schiava".
Ecco, se fosse un noioso racconto
non-sadomaso, a Beatrice di diventare la vostra schiava frega proprio
una cippa. Beatrice, messa così, i master se li compra al supermercato e
ne consuma tre al giorno. Se fosse un noioso racconto non-sadomaso
Beatrice, prima di ridursi ai vostri piedi, avrebbe tre figli, sarebbe
stata mollata dal marito violento che s'è dato con una puttanella più
giovane di Bea e, per mantenere la troietta, manda alla Bea gli alimenti a
singhiozzo. Ora no e il mese prossimo nemmeno.
Insomma, trama zero, al massimo roba
velleitaria inossidabilmente masturbatoria e catartica (tenete a mente
la maestra che vi metteva dietro la lavagna o la dentista che vi ha
estirpato l'ultimo molare o la negoziante che vi ha lasciato per
mezz'ora ad aspettare tre sfilatini mentre parlava con l'amica dei
rispettivi figlioli) oppure si rischia di raccontare di una sub vera ed
ammettere che ha una cazzolara di problemi in fila e il suo primo
pensiero al mattino va al padrone, il suo ultimo pensiero alla sera va
al padrone, ma di mezzo, tra mattino e sera, per forza di cose, se lo
deve proprio dimenticare che ha un padrone.
Quindi, siccome non state scrivendo un
reportage sulle condizioni di vita di una schiava nel XXI secolo,
togliere trama e saltellare da scena a scena senza legami fondamentali a
parte uno: la schiava vive per migliorare se stessa in relazione ai
desideri del padrone. Quindi la trama è bella e che fatta. Basta farle
fare il percorso ad ostacoli tra fruste, cazzi, torture, pompini,
scopate al buio e inculate al lume di candela e il problema "trama"
evapora come neve al sole.
Fuori uno.
Personaggi: regola fondamentale è
evitare introspezione e dubbi. Tracciate sempre personaggi fumettistici.
Già un pensatore come l'Uomo Ragno potrebbe portarvi per inesplorate
lande di desolante realismo. Evitate!! Tratteggiate schiave affascinanti
e istruite come Jodie Foster, con la carrozzeria di Jessica Rabbit e
con il cervello di un criceto roborowsky. Il fatto che ci sia qualche
contraddizione in termini, che una donnina acculturata e affascinante
non passerebbe il suo tempo 25/8 struggendosi sul come fare ad essere
all'altezza del suo splendente padrone, che Jessica Rabbit probabilmente
fa trampling su ogni essere partorito o disegnato di Cartoonia e che,
almeno ogni tanto, ad un criceto roborowsky un po' di semini di
girasole, giusto per nutrirlo, bisogna pur darli non vi devono frenare la
vena artistica: è un racconto (erotico) sadomaso maledom, eccheccazzo,
mica una "novella neorealista".
Ovviamente il master (sia in prima sia in
terza persona, il focus e' argomento successivo) deve essere
semplicemente Master. Cultura innata, animale da salotto e da letto,
fisicamente adattabile come un mutaforma alla Supernatural, cervello
evoluto alla Kan di Star Trek e doti di rigenerazione cellulare alla
Twilight; ecco, se splendesse alla luce del sole sarebbe decisamente
meglio.
Tipo un Edward con il fisico da Capitan America, la forza di Thor, lo scatto di Wolverine e l'acume di Stephen Hawking.
Fuori due, coi personaggi principali abbiamo finito.
Per i secondari pescate a piene mani nella scuderia Marvel-superoi e mescolate saggiamente per non pagare royalty all'Editore.
Tempi: come per la trama riducete
all'osso gli antefatti. La nostra Beatrice deve essere "pronta all'uso"
quasi da subito. Qui il meccanismo "folgorazione sulla via per Damasco",
"ho visto la luce", "era lì nel suo candido lettino e udì una voce
chiamarla" ci sta tutto. In fondo diventare una schiava è una missione
divina, se Mosè libera gli ebrei dalla cattività egizia e Noè costruisce
un'Arca grazie all'aiuto del Divino perché Beatrice dovrebbe sottrarsi
al suo santo e radioso destino, telegraficamente assodato in poco meno
di una riga, massimo una e mezzo?
Una volta accorciati i tempi dell'illuminazione viaggiate di conseguenza. Usate per questo scopo i "mentre".
Un racconto erotico sadomaso che si rispetti ha un "mentre" ogni (al massimo) sette parole.
Un esempio azzeccato di periodo
vincente sul fattore tempo è: "mentre Beatrice era vicina all'orgasmo
mentre io (il suo scintillante padrone) la frustavo da dieci ore mentre
era impalata su una fuck machine da due mesi mentre la soffocavo con
spinte poderose (mettere sempre un "poderose/i/a/o" da qualche parte, fa
tosto) del mio poderoso membro (appunto) da otto settimane mentre le
strizzavo i capezzoli dalla precedente incarnazione mentre controllavo
con indifferenza i risultati delle mie milionarie azioni sul cellulare
mentre lei gemeva e mi supplicava di darle l'orgasmo dalla cabina del
Dottor Who mentre le avevo tappato la bocca con una gag di pelle mentre
seppellivano Tutankhamon, mentre addestravo on line la mia schiava
australiana mentre Dottor Who mi chiedeva indietro il Tardis, ecco che,
preso da religioso fervore apparivo, brillante e santo, alla Madonna di
Medjugorje".
Fa fico, vero?
Non abbiate timore di eccedere con i
mentre, tanto, in tema di Uomo Ragno, il dr. Octopus fa molto di più con
qualche tentacolino neuromeccanico e, senza andare troppo sulla
robotica, Hokusai disegnava polpi ben più invasivi del vostro
master-protagonista-splendente.
Fuori tre.
Ambiente e location(s): già, ora parliamo di ... ambientazione.
Dunque, Beatrice è in fase di
schiavizzazione. Ma dove la cacciamo la figliola? Motel dei Fiori 50mo
km della tangenziale di Milano?
Dungeon sottoscala in prestito da amico
che ha riadattato la tavernetta del villino a schiera dopo essere stato
piantato dalla moglie?
Condominio "muri-di-cartongesso-zitta-che-ci-mandano-la-pula"?
Naaaaa!!
Qui urge, se non il castello di Roissy,
almeno villona arredata con ampio spazio per dressage schiave, scuderie
miste, rimessa per calesse (vogliamo negarci una scena di pony play?
Davvero lo vogliamo??? Davvero vogliamo questo??) saloni a tutti i
piani, dungeon come bagni di servizio e climatizzato ovunque, anche in
giardino perché Beatrice ce la dobbiamo portare nuda il giorno di Natale
e frega una cippa se il villone sta tra Buscate e Magnago, quando è ora
di pet training natalizio si va, punto e basta.
Se non avete la vena di arredatori
d'interni fate un giro a Versailles, cellulare alla mano, scattate tante
foto e descrivete quelle. Non abbiate paura di esagerare: dalla villa
del Berlusca in su tutto fa brodo.
Una volta, in un racconto sadomaso
femdom, ho letto una descrizione della "tenuta di Mistress Irene"
somigliante, in modo inquietante, alla Certosa di Pavia, cimitero
incluso e turisti non esclusi.
Vabbè.
Ultimo consiglio.
Da un certo punto in poi, grazie ad un
sub pennaiolo della trascorsa generazione (passata stava male), è
diventato di moda citare anche quadri d'autore appesi ad improbabili
pareti in cui luce d'ambiente, soggetto e stile del quadro fanno a
cazzotti. Non abbiate quindi paura di lanciarvi in elaborate descrizioni
delle stanze ma - comunque - concentratevi (e concentrate l'attenzione
del lettore) sulle tette di Beatrice, al massimo sul culo della stessa, e
lasciate da parte performance critiche alla Sgarbi o alla Daverio, se
potete.
Tanto, a chi vi legge "con una sola mano", frega niente dei chiaroscuri fiamminghi o della luminosità impressionista.
Credetemi.
Focus: questo sconosciuto.
"Mentre [ci va sempre, ricordate?] la
schiava B [Beatrice ha ottenuto la promozione, prossimo step è lo slave
register con codice a barre] mi strisciava dietro a carponi e io
procedevo innanzi ad essa senza degnarla di uno sguardo nel lungo e
oscuro corridoio, vedevo le lacrime solcarle ininterrottamente il viso".
Ci sta tutta. In un noioso racconto
non-sadomaso qualcuno potrebbe eccepire che forse è bene per l'autore
fare pace col proprio cervello, o la guarda (almeno ogni tanto) o fila
dritto davanti a lei e manco le vede, le lacrime (ininterrotte);
insomma, un qualche stop di verifica ci vorrebbe, altrimenti si tratta
di obiquità letteraria e focus schizofrenico.
Ma qui è altra storia. E' un racconto
sadomaso: creatività allo stato puro. Qui si lega senza corde, si
appartiene a 1.700 chilometri di distanza, si frusta con gli spaghetti e
si collara con le parentesi graffe.
Che vi frega di mantenere focus e coerenza?
Quindi scordatevi questa regola banale. E' roba da scrittorucoli senza ispirazione.
Fatevi fare pompini e descrivete il
sapore della vostra cappella, frustate a Canicattì la schiava che sta a
Metanopoli mentre guardate voi stesso fare il tifo per il Benfica a
Treviso. Ma, ancora di più, descrivete con dovizia di particolari tutte
le sue sensazioni, soprattutto se il focus è in prima persona narrante.
Tipo: "Vedevo la schiava B [è stata
promossa, ricordate?] provare paura, piacere, ancora paura, un pizzico
di fastidio alla coscia destra, un po' di prurito al naso e sull'alluce
destro. Era chiaro (ad un occhio esperto come il mio) che stava mentalmente
ripassando la tabellina del quattro per mantenersi calma e non cedere
alla tentazione di chiedermi pietà, resistere al desiderio di scappare
via, abbandonare quel luogo di sofferenza e umiliazione per rifugiarsi
nella terza serie di Dexter, finalmente al sicuro dai miei occhi
penetranti che lei indagava disperatamente mentre teneva lo sguardo
fisso al pavimento".
Questo è vero stile in un racconto (erotico) sadomaso, altro che baccalà alla vicentina.
Ora, una volta esauriti gli ingredienti, vediamo come organizzarli in una narrazione fluida e coinvolgente.
Incipit: come legare una lettrice al vostro fantastico racconto (erotico) sadomaso.
Ogni racconto ha un incipit, sì, insomma, un inizio.
Fate conto che se un lettore (ma essendo
un racconto maledom è sempre meglio mirare alle lettrici, si sa mai si
pasturasse) non trova nessun interesse nelle prime dieci righe lo avete
perso, quindi puntate su questo per tenervi strette le signore,
soprattutto.
Evitate accuratamente di suscitare un
benché minimo senso di identificazione, usate il sistema "Quel ramo del
Lago di Como" in versione riveduta e corretta per palati sadomaso.
Ovvero, siccome su sessanta milioni di italiani sì e no venticinque
sanno a quale cazzo di ramo di Como si riferisce il Manzoni per averlo
visto veramente, andate dove nessuno può seguirvi e farvi le pulci.
Ci sono due metodi infallibili: azione subito o suspance, sul tipo "ma-dove-cazzo-stiamo-andando-a-parare?"
Azione subito, partite alla riscossa,
tipo: "La schiava B non si capacitava di come fosse finita lì nel mio
dungeon, nuda e prossima all'orgasmo, umiliata, derisa, dolorante,
bendata e legata ad una croce di sant'Andrea, ascoltando con apprensione
i miei passi che le frustavano le orecchie".
Quindi fate un flashback sulla città
grigia e monotona che ogni giorno offriva a Beatrice ben pochi
divertimenti, oltre alle solite ferie ai Caraibi, la partitella a tennis
con le amiche del club, la scopata coguar con giovanotti palestrati, la
cura dei suoi tre conti in banca, crescere i rampolli del marito per
prepararli ad un collegio svizzero e via di questo passo, con sicurezza, noncuranza, faccia tosta e
tranquillità.
Sarete saltati piè pari, ovviamente, ma
nella spasmodica ricerca di cosa cazzo succede in quel fetente dungeon,
vi siete assicurati di aver fatto superare le prime dieci righe.
Altro sistema è buttarla sul poetico,
tratteggiate giornate nebbiose, finestre appannate dal fiato e disegnate
dalla fronte pallida poggiata al vetro, nel sogno continuo e ossessivo
di un vero padrone che finalmente venga a togliere la nostra
co-protagonista dalla cattività di una vita senza scopo, senza
orizzonti, senza visibilità oltre i duecentocinquanta metri del suo
lussuoso giardino condominiale.
Mettetele in mano una tazza di te
(fumante, mi raccomando) e la sensazione deliziosa di scottarsi dita,
lingua e palato; fatela sospirare mentre sogna di farlo per un suo
improbabile padrone sadico ma giusto, affettuoso ma perverso,
inflessibile ma tenero, che non deve chiedere mai ma che se (lei) vuole
una zolletta di zucchero nella tisana con la quale (lei) si dovrà
ustionare, ecco, Lui lo capisce senza neanche guardarla e - zack - la
zolletta arriva. Perché Egli è Onniscente.
E qui (perché voi siete Onniscenti e
sapete che sta pensando, proprio in quel momento, alla vostra splendente
figura) squilla il cellulare e arriva, provvidenziale, il vostro SMS
imperioso.
Scrivere nel racconto un ordine demente a
caso, tanto quello che importa di più è far "trasalire" la Bea, farle
"agguantare" lo smartphone con dita "tremanti" e guardare, "impaurita e
speranzosa" il vostro cazzutissimo e padronalissimo messaggio.
Che in genere dovrebbe essere un "vieni alle nove nel posto di cui ti ho parlato … non mettere le mutandine".
Senza saluti, ovviamente, senza un se e senza un ma.
Fatto questo avete superato l'incipit
perché potete anche soffermarvi per 5.347 caratteri (spazi esclusi) su
tutta la preparazione di Beatrice, tanto ve la saltano a piè pari per
vedere dove cazzo avete dato appuntamento alla
donna-con-la-tisana-bollente.
Preparazione che, naturalmente,
descriverete, ancora, come se foste lì a guardarvela anche se il focus è
in prima persona narrante.
Ovvero: "Bea si preparò con cura per
incontrarmi, andò in bagno, si spogliò fece una discreta dose di pipì [non si capisce se in piedi o seduta sul water, ma non importa], guardò
con aria eccitata la carta igienica con le stampe dei coniglietti, pensò
a cosa mettersi e poi si decise per una gonna lunga fino alle caviglie e
aderente, sopra stivali di cuoio nero e sottili calze di nylon (durata
media della vita di sottili calze di nylon dentro stivali in cuoio nero:
tre passi e una madonna), si fece un rapido bidet, infilò una camicia
bianca aderente, si fece una rapida doccia, si mise un cappello a tesa
larga, si fece uno shampoo ai fiori di gelsomino senza olio di palma, si
mise un passamontagna pesante, asciugò i lunghi capelli castani e li
pettinò quasi sovrapensiero, si truccò, lavò accuratamente la faccia,
fece di nuovo pipì, tornò in bagno, si guardò allo specchio e pensò:
forse così può andare.
Io attendevo con pazienza a sessanta
chilometri di distanza e ignoravo il dottor Who che continuava a
rompermi i coglioni al cellulare perché rivoleva il suo Tardis."
Randomizzate, insomma. Non vi serve
essere coerenti, ve lo ripeterò fino allo sfinimento, non dovete
scrivere niente che abbia a che vedere con la letteratura e il buon
senso: trattasi di un perfetto racconto (erotico) sadomaso maledom.
Chiaro?
Sviluppo narrativo
Nel mezzo del racconto (sviluppo
narrativo) inventatevi il percorso formativo della schiava B pescando a
piene mani tra tutti i vostri sogni masturbatori, seguendo con ferrea
attenzione la regola del "mentre" e, con altrettanta ferrea attenzione,
evitando di seguire qualsiasi regola grammaticale ed ortografica. Se,
casomai, vi scappasse un condizionale corretto o un congiuntivo ben
assestato tornate indietro e cambiate, potreste dare l'impressione di
essere fuori contesto, di formalizzarvi, di non saper stare neanche
sopra le righe - figurarsi sopra una schiava, di non essere
sufficientemente dominanti, di farvi mettere sotto dalla
maestrina-penna-rossa di turno.
Non esiste!! Per un perfetto racconto
(erotico) sadomaso maledom serve che l'autore sia credibile, prima di
tutto, come maledom; il fatto di avere una credibilità grammaticale non
tange, non ci serve, è controproducente. Sa di effemminatezza. Bleah!!
Chiusura
Infine la chiusura, quando si deve dare una cesura alla narrazione.
Semplicemente: evitatela!!! Come la peste!
Un vero e perfetto racconto (erotico)
sadomaso vive di puntate e il suo ambiente naturale sono blog, facebook,
siti BDSM. Tutti posti che si prestano a tirarla più a lungo delle
telenovele brasiliane, non si spendono soldi in carta e inchiostro e,
tante volte, neanche nell'acquisto del dominio. Fate un giro nel mio
blog per rendervi conto di quante stronzate aggratis
si possono scrivere senza pagare neanche un centesimo di
autopubblicazione.
In fondo, dopo aver fatto la fatica
d'inventarsi personaggi, ambienti, tempi e dopo essersi tanto impegnati
nell'addestramento della Bea, lasciare tutto lì per ricominciare da capo
con una nuova schiava?
#Machivelofafare???
Per ora è tutto ma, ovviamente … continua
;-)
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I commenti in questo blog sono s-moderati da me stesso medesimo. Quando ho tempo li leggo e li pubblico molto volentieri anche se sono di diversa opinione rispetto la mia, sempre che siano espressi con quel minimo di civiltà che servirebbe a non far finire una discussione in una rissa da saloon.